La Gazzetta Liceale
Colorismo a Hollywood: è solo una coincidenza?
Blanche Bayemi
Alicia Keys, Mariah Carey, Rihanna, Doja Cat, Beyonce. Queste sono solo alcune delle tantissime donne nere che hanno avuto successo nel mondo di Hollywood negli ultimi 10 anni. Tutte donne che hanno una cosa in comune: pelle chiara e tratti eurocentrici. Alcuni la chiamano ‘’coincidenza’, altri ‘’casualità’’, ma noi neri con la pelle scura che ne siamo esposti fin dalla nascita lo chiamiamo “colorismo”. Ma che cos’è il colorismo? Secondo l’Oxford English Dictionary è il pregiudizio o la discriminazione nei confronti d'individui con una carnagione scura, tipicamente tra persone dello stesso gruppo etnico o razziale, ma l’attrice Lupita Nyong’o riassume perfettamente il colorismo dicendo che è figlio del razzismo in un mondo che premia la pelle più chiara su una pelle scura. Le radici di questa disuguaglianza tra persone nere, si fondano durante la schiavitù, quando agli schiavi con la pelle più chiara o mulatti (spesso frutto di stupri) venivano assegnate mansioni domestiche, mentre gli schiavi con la pelle più scura erano costretti a lavorare nelle piantagioni sotto il sole. Questa separazione veniva attuata poiché i negrieri avevano il falso convincimento che le donne con la pelle scura erano più adatte a lavori che richiedono maggiore forza fisica, mentre le donne con la pelle chiara erano più adatte a lavori intellettuali e domestici. Queste discriminazioni attribuivano ai neri con la pelle chiara solo qualità positive, dipingendoli come i neri ‘’accettabili’’, ovviamente secondo gli standard della supremazia bianca. Il risultato del colorismo durante la schiavitù ha creato questa ideologia che persiste attualmente nella comunità nera. Un chiaro esempio è il Brown Paper Bag Test, una forma di discriminazione razziale praticata all’interno delle comunità nere dove nei raduni veniva vietato l’accesso a chiunque fosse più scuro di un sacchetto di carta marrone attaccato alla porta. Ma con questa ideologia colorista non ci si nasce, proprio come quella razzista viene assorbita inconsciamente dalle persone fin dalla tenera età. Nella maggior parte dei casi sono gli stessi membri della famiglia a inculcare nelle menti dei ragazzi l’odio verso il proprio colore della pelle o verso quello di altri, alle donne con pelle scura vengono addirittura consigliati prodotti sbiancanti, estremamente dannosi e che possono causare irritazioni alla pelle e danni ai reni. Questo li porta poi ad avere minore autostima e considerazione di sé. Negli uomini dalla pelle scura porta a internalizzare il disprezzo verso il proprio colore di pelle e a non scegliere come partner donne non bianche o mulatte poiché considerano le donne dalla pelle scura "fastidiose, rumorose e non desiderabili". Infatti, proprio a causa di questi aggettivi negativi attribuiti alle donne nere dalla pelle più scura, a Hollywood sono vittime di ruoli estremamente stereotipati, come ad esempio "The Sassy Black Girl" che deve essere sempre arrabbiata o impertinente e che spesso viene estremamente sessualizzata senza però essere mai considerata oggetto di desiderio per gli uomini, limitandosi a essere un personaggio secondario, sfidando di solito la protagonista nera con la pelle più chiara.
Anche se l'industria della moda con l'avanzare degli anni è diventata sempre più inclusiva, il problema del colorismo non è stato ancora del tutto risolto. Molti brand di trucchi, ancora oggi, non sono riusciti ad ampliare le loro gamme di tonalità e quanto si tratta di capelli afro spesso anche i parrucchieri più esperti non sanno dove mettere le mani. Questo influenza molto i giovani, facendoli pensare che non hanno la "giusta tonalità" e che quindi per loro non c'è posto. Basti pensare che personalità come Loretta Grace (nota influencer italoafricana con più di 500mila iscritti su YouTube) spesso ricevono fondotinta che però non sono della tonalità giusta, bensì più chiari. Ma come fermare tutto questo? Come abbiamo detto prima, il colorismo è una brutta bestia che ormai ha fondato le sue radici da tantissimi secoli ma questo non dovrebbe scoraggiarci, anzi, dovremmo continuare a discuterne, informarci e ascoltare chi vive certe discriminazione ogni giorno. È un problema sistematico, i brand dovrebbero creare ambienti più inclusivi per tutti e rappresentare la bellezza non limitata a una razza, ma globale, in modo da abbracciare tutto il mondo, dalle metropoli più occidentali alle tribù africane.