La Gazzetta Liceale
Colorismo a Hollywood: è solo una coincidenza?
Blanche Bayemi
Edoardo è un ragazzo di soli 20 anni senza alcuna pretesa, ma con una enorme passione per la scrittura che lo accompagna sin dalle elementari. Un quadernino, una penna ed il sogno prende vita, tante poesie e filastrocche raccolte in una semplice rilegatura di fogli di carta.
Quale messaggio hai voluto lanciare con il tuo primo libro?
“Per il messaggio dovremmo far riferimento al periodo storico, ovvero la quarantena, che predisponeva la solitudine. Ci consumiamo attimo dopo attimo, ogni persona ha vissuto infiniti attimi. La dedica all’inizio del libro è dedicata a Luna, la mia fidanzata, la mia migliore amica. Tornando al messaggio vorrei dare speranza, amore; nessuna poesia è messa a caso nel libro, bensì con un ordine preciso. L’amore può essere nei confronti di un amico, un fratello, del/della proprio/a fidanzato/a, anche verso sconosciuti”
Perché proprio questo titolo?
“Ho scelto di dare il titolo “Le scale” al mio libro in omaggio a Eugenio Montale, che è anche uno dei miei poeti preferiti e che in un certo senso mi ha iniziato alla scrittura, più specificamente fa riferimento alla poesia “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale”; le scale si scendono e si salgono in due poiché il peso da portare in due in altre concezioni tragiche è più leggero, in due si annulla la concezione spazio-temporale, infatti una delle poesie nella raccolta, “Eterno” parla appunto di questo annullamento della concezione precedentemente affermata”
Quale è la poesia che ti è rimasta un po' di più nel cuore, se c’è?
“Più a cuore probabilmente sì ma non saprei come dirtelo, questa domanda mi è stata fatta più e più volte, ed io non ho mai saputo rispondere, forse dovrebbe essere spontaneo rispondere o forse no, ma ad essere sincero non ho una poesia preferita tra quelle che ho scritto, preferisco che sia qualcun altro a giudicare ciò che scrivo”
Da piccolo avresti mai pensato che un giorno saresti arrivato a pubblicare un libro?
“In realtà no, per il fatto che nella vita, o meglio dal liceo, ho sempre voluto fare il magistrato e continua ad essere la mia ambizione, non è mai stata una mia aspirazione di infanzia, ma se ho raccolto tutte quelle poesie dalla seconda alla quinta elementare in quel quadernino probabilmente l’inconscio già lavorava riguardo a questo. Questa passione si era sviluppata principalmente in quarto, sostenuto dai miei amici e dalla professoressa Elena De Cicchi, che mi accompagnerà anche venerdì nella presentazione. Forse è stato mio fratello a dare veramente ed effettivamente inizio a tutto questo proponendomi in quarantena di mandare le mie poesie a qualche casa editrice”
Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro?
“Indubbiamente si è soddisfatti, perché, come diceva la professoressa l’altro giorno, quando scrivi una poesia è come se avessi messo al mondo un figlio, dal momento della nascita non è più tua ma del mondo. Ci si sente anche un po' preoccupati per via delle critiche, ma il segreto sta nel saperle accogliere tutte. Sono soddisfatto di aver raccolto tutte queste poesie e sono felice che il messaggio che volevo mandasse questo libro è stato recepito effettivamente dai lettori”
Che messaggio vorresti dare ai ragazzi che scrivono e che magari non hanno ancora il coraggio di pubblicare le loro poesie?
“Innanzitutto di farlo quando si sentono pronti, però qualsiasi modalità è buona, come per esempio il progetto che avevamo attivato a scuola quando ero ancora rappresentante di istituto, ovvero il movimento poetico studentesco, dove si prendevano le poesie dalla cassetta una volta a settimana, si timbravano e si mettevano in giro per l’istituto in modalità completamente anonima; il primo consiglio che vi posso dare è di fare le cose quando vi sentite pronti, mentre il secondo consiglio è comunque di non tardare, palesarsi ha i suoi lati negativi e probabilmente ne ha tanti, ma anche molti ma molti aspetti positivi, tra cui la condivisione dei tuoi stessi sentimenti con persone che magari provano lo stesso”
Un’ultima domanda, che ricordi hai come direttore del giornale scolastico “Lo Studente!”?
“Sicuramente dei bellissimi ricordi: Spaziani quando avevamo cominciato faceva il secondo, era proprio uno sbarbatello, c’erano tutti, Gaia è entrata dopo, ma insieme abbiamo deciso il logo e il nome del giornale, è stato sempre molto attivo il vostro vice-direttore, avevamo messo su un bel progetto che ancora una volta dava la possibilità di esprimere ciò che i ragazzi avevano dentro. Alla fine del mio ultimo anno questo progetto si è allargato sempre di più, raggiungendo ottimi risultati; spero che nel corso degli anni non si perda. Molti ragazzi che facevano parte della redazione attualmente scrivono per giornali nazionali, perché è anche un messaggio di speranza, che rende liberi e che può formare gli studenti già da questa età”
“Mio padre mi racconta spesso un aneddoto: non mi è mai piaciuto colorare, riempivo le figure con le lettere e con i numeri”